Storia cittadina

VILLA LAMPUGNANI DE PONTI



Della villa di proprietà di Carlo Lampugnani rimane memoria nelle mappe dei catasti storici che la registravano come un blocco di modeste dimensioni con annesso giardino e in alcune fotografie che la ritraggono prima della demolizione.
La storia della residenza, situata in posizione parallela rispetto a villa Silva Ghirlanda Cippelletti, inizia nei primi anni del XVIII secolo, quando il primo proprietario ne decise lo schema planimetrico a U, con palazzina padronale sulla quale si innestavano le due ali di servizio, con un corpo di fabbrica parallelo che chiudeva il cortile verso la strada di accesso (via Frova).
La facciata principale, sprovvista di porticato, non presentava elementi decorativi di rilievo, ma si imponeva per la sua altezza sopraelevata di un piano rispetto ai rustici, secondo una tipologia diffusa tra le ville lombarde Sei-Settecentesche.
Edificio a destinazione residenziale fin dalle origini, passò di proprietà alla famiglia De Ponti che vi abitò fino al 1917, anno in cui morì l’ultima proprietaria Carmelita Carli De Ponti che lasciò per volontà testamentaria la villa e l’intero patrimonio ai poveri.
Come quasi sempre accadeva a quei tempi la gestione dei lasciti veniva amministrata dalle Congregazioni di carità.
Pertanto possiamo presumere che anche villa Lampugnani De Ponti fu gestita dalla locale Congregazione di carità fino a quando passò di proprietà dell’E.C.A. (Ente Comunale di Assistenza).
All’ingresso fu posta una lapide a perenne memoria della benefattrice Carmelita Carli De Ponti.
Dall’entrata principale della villa si accedeva all’atrio dove erano ubicati, a destra dello scalone centrale, la sede dell’E.C.A. e, a sinistra, un bar che durante il regime fascista fu gestito dall’O.N.D. (Opera Nazionale Dopolavoro), divenendo ritrovo preferito delle camicie nere.
I contadini si recavano alla villa per consegnare i bozzoli del baco da seta che da lì venivano portati alle filande*.
Alla fine della guerra e del regime fascista i locali dell’O.N.D. furono dati in gestione ai giovani del F.D.G. (Fronte della Gioventù). Gli stessi furono attrezzati in modo da poter utilizzare anche il cortile per iniziative politiche, per rappresentazioni di spettacoli e per il ballo. I giovani organizzatori diedero vita al dancing Perla Azzurra, nome che prese spunto dalla conchiglia azzurra, grande e luminosa, che era collocata dietro all’orchestra.
Quando anche l’E.C.A. fu soppresso, la villa divenne di proprietà del Comune di Cinisello Balsamo e per un periodo fu anche sede della Polizia Urbana.
Durante gli anni Sessanta fu interessata da lavori di rimaneggiamento che consistettero nella demolizione dell’ala nord e del corpo di chiusura verso la strada.
Negli anni Settanta la villa fu demolita per costruire il Palazzetto dello Sport.
Il giardino all’italiana, di modeste dimensioni, sul retro della villa, venne anch’esso registrato nei catasti Settecenteschi e sopravvisse durante gli anni in cui la residenza divenne proprietà dei De Ponti, probabilmente trasformato all’inizio del XIX secolo, secondo i dettami della nuova moda del giardino all’inglese.
In effetti, tale tipologia dovette imporsi ben presto in tutta la zona grazie al precoce esempio costituito dal parco di villa Silva Ghirlanda Cippelletti, situato nelle immediate vicinanze.
Nel 1917, quando la villa perdette la sua destinazione residenziale, il giardino venne abbandonato; fu distrutto definitivamente una quarantina di anni dopo.




PER APPROFONDIRE
*Filanda è il nome con cui sono conosciuti nel nord Italia gli stabilimenti di lavorazione e filatura della seta. Dalla metà del 1800 fino agli inizi del XX secolo Cinisello contava sul territorio tre filande. Una in contrada per Monza (oggi via Sant’Ambrogio) di proprietà della famiglia Cobelli, subaffittata dopo alcuni anni di conduzione; una in piazza Comunale (poi piazza Vittorio Emanuele, oggi piazza Gramsci) di proprietà delle famiglie Vitali prima e Cighera poi; e infine una in contrada per Bresso (oggi via Cavour) di proprietà Gargantini.




Vai alla scheda: "Il fascismo e la fabbrica del consenso".


GALLERIA FOTOGRAFICA
Villa Lampugnani De Ponti
Villa Lampugnani De Ponti, retro
L’entrata della villa divenuta sede dell’E.C.A., a sinistra la lapide posta a perenne memoria di Carmelita Carli De Ponti
Targa dedicata a Carmelita Carli De Ponti. "Ad onore ed esempio | di | Carmelita Carli | De Ponti | deceduta il X gennaio MCMXVII | che | con munifico atto | legò l’intiero suo patrimonio | ai poveri di Cinisello | la locale Congregazione di Carità | a perenne gratitudine
1943, la villa sede del Fascio di Combattimento
Dopo la caduta del fascismo, pur sbiadita, era ancora visibile sulla facciata la scritta "Fascio di combattimento"
Fotografia scattata nel 1954 dall’acquedotto, in basso a sinistra il retro della villa e parte del giardino
A sinistra il terzo complesso è villa Lampugnani De Ponti con il corpo di chiusura verso via Frova
Via Frova, a destra l’area sterrata dopo la demolizione del corpo di chiusura della villa verso la strada e prima della realizzazione del parcheggio; a sinistra la corte Nuova, successivamente demolita